venerdì 14 agosto 2015

KNOW HOW ANFFAS OSTIA - JUDO E DISABILITA'

La persona con Disabilità Intellettiva sperimenta una crisi nell’unità Psicofisica dovuta ad una integrazione mente/corpo deficitaria. Pertanto, l’equipe multispecialistica ha deciso di introdurre nel centro ANFFAS OSTIA l’attività di Judo adattato. Il progetto pilota iniziato a fine Gennaio con gli utenti Stefano Marchionni e Roberta Modesti ha visto nel prosieguo della pratica, l’aggiunta degli utenti Stefania Tortora (Marzo 2013) e Monica Trivellato (Aprile 2013). 

La scelta degli utenti è stata vincolata solo da limiti operativi e non pregiudiziali: l’età, la statura, la forma fisica non hanno avuto importanza nella scelta, di converso, è stata considerata l’assenza di deficit motori (la goffaggine non è stata motivo di esclusione) e la volontà degli utenti. La persona con DI non può avere un’immagine del proprio corpo se non lo vive. E’ importantissimo per queste persone acquisire e consolidare uno stabile senso d’identità, la quale si trova sempre collegata allo strutturarsi dell’immagine del corpo, funzione quest’ultima, integrativa dell’io. Attraverso il Judo non si vogliono insegnare una serie di esercizi da mettere in successione, ma si vuole mettere la persona in condizioni di fare esperienze dirette del proprio corpo e di quello dell’altro, di conoscere le proprie capacità e di superare secondo i propri limiti, le difficoltà. 

STRATEGIE EDUCATIVE UTILIZZATE PER APPRENDERE LE PRINCIPALI TECNICHE

L’utente attraverso il Judo puo’ scoprire un corpo che agisce, che si muove, che esprime ansie e desideri. L’Educatore sportivo Marco Cammarone e l’Infermiera/Educatrice Professionale Daniela Pierlorenzi per far acquisire agli utenti le abilità necessarie per svolgere determinati esercizi hanno utilizzato le principali strategie educative:

•             Tecnica del modellamento: si tratta dell’apprendimento imitativo nel quale gli stimoli sono forniti dagli operatori (Cammarone e Pierlorenzi) che eseguono l’esercizio motorio che poi gli utenti dovono ripetere.

•             Tecnica dell’aiuto (Prompting) e attenuazione dell’aiuto(Fading): utilizziamo vari tipi di prompt in grado di aiutare la persona. Suggerimenti verbali, indicazioni gestuali, guida fisica. Successivamente superata la fase iniziale quando l’utente ha dimostrato di saper padroneggiare adeguatamente alcune tecniche, gli aiuti sono ridotti, accompagnando l’utente verso una maggiore autonomia. Nei confronti ad esempio della guida fisica utilizziamo le strategie di Fading: riduciamo gradualmente l’area del corpo toccata (ad es. se all’inizio l’utente viene guidato con tutta la mano, in un secondo momento lo si guiderà solo con alcune dita, poi con uno solo. Oppure si sposta gradualmente la presa dalla zona iniziale del corpo a quella via via più distante.

•             Tecnica del concatenamento (Chaining) è una particolare strategia utilizzata per l’insegnamento di abilità complesse (nel nostro caso le tecniche del judo). In breve scomponiamo i vari movimenti che servono ad eseguire una tecnica e insegnamo ad eseguirle in successione fino al completamento. Il concatenamento delle varie componenti della tecnica avviene attraverso un particolare programma di rinforzamento gradino per gradino.

Oltre alle strategie educative abbiamo tenuto conto delle Best Practice: Il successo o l’insuccesso di un progetto educativo dipendono in larga parte dal rapporto di stima, di fiducia, di comprensione e di piacere reciproca nel lavorare insieme che si instaura tra operatori e utenti.

PATIENT ORIENTED RESEARCH RELATIVA ALL’ATTIVITA’ DI JUDO

E’ previsto presso l’ANFFAS l’attivazione di un centro di ricerca per valutare gli effetti positivi del JUDO sugli utenti coinvolti nel progetto. Tali effetti riguardano l’area Motoria, Cognitiva, Psichica e Internistica. L’equipè sarà formata dal Neurologo Dottor Francesco Cesarino, dall’Internista Dottor Luca Rubino, dallo Psicologo Dottor Andrea Fontana, dall’Infermiera/Educatrice Professionale Daniela Pierlorenzi, dall’Educatore Sportivo Marco Cammarone

VALUTAZIONE DEGLI OUTCOME

Per la valutazione degli outcome è prevista una riunione bimestrale tra i membri dell’èquipe sanitaria e un incontro semestrale tra i membri dell’equipè e i familiari dell’utente coinvolto nel progetto. E’ previsto un audit clinico annuale relativo alla sperimentazione del judo negli adulti con disabilità intellettiva con diagnosticata comorbidità dei disturbi dell’umore.

OBIETTIVI A MEDIO TERMINE RELATIVI ALL’ATTIVITA DI JUDO

Area motoria: Prima di intraprendere l’attività di Judo i nostri utenti sono stati visitati dalla Fisiatra Dott.ssa Morena Petruzzella con la quale abbiamo fissato gli obiettivi relativi all’area motoria

•             miglioramento degli schemi motori di base (Afferrare, strisciare, rotolare, equilibrarsi)
•             miglioramento capacità senso percettive
•             miglioramento capacità coordinative (l’equilibrio, il ritmo, la capacità di reazione, l’orientamento spaziale)

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE

Per la valutazione degli output relativi all’aria motoria ci avvaliamo di schede di osservazione specifiche per l’asse motorio prassico valutate dal Neurologo Dottor Francesco Cesarino che prendono in considerazione la coordinazione globale e l’equilibrio statitico e dinamico

          Area cognitiva: capacità di prestare attenzione, memorizzare,associare,rielaborare le informazioni relative al corpo tramite gli analizzatori sensoriali. . L’attività motoria che si effettua attraverso il Judo avendo un ruolo educativo è inevitabilmente legata alla sfera cognitiva. Nel senso che attraverso il movimento gli utenti consolideranno la conoscenza dei concetti topologici in modo concreto, attraverso le relazioni che si vengono a creare tra loro e l’ambiente vissuto. Ciò permetterà di avviare una ricerca-azione per valutare il ruolo di questa metodologia didattica nel potenziamento delle competenze spaziali. Soprattutto gli esercizi che proponiamo durante il riscaldamento hanno questo obiettivo;
•             esercizi per migliorare i schemi motori di base e per fare in modo che ne mettano in atto di nuovi (saltare, strisciare, dondolarsi, gattonare, rotolarsi).
•             Esercizi sulle varianti spaziali (avanti/indietro, destra/sinistra, vicino/lontano ecc.)
•             Esercizi sulle varianti temporali (prima/dopo, veloce/lento)

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE

Per la valutazione degli output relativi all’area cognitiva ci avvaliamo di schede di osservazione che prendono in considerazione lo schema corporeo e l’orientamento spazio temporale

Area Internistica: Prima di intraprendere l’attività tutti gli utenti sono stati visitati dall’Internista Dottor Luca Rubino ed hanno eseguito presso l’ANFFAS l’elettrocardiogramma.

In una EUFIC REVIEW pubblicata recentemente sulla rivista scientifica NATURE sui benefici dell’attività motoria, il Professor Ken Fox della Bristol University (UK) analizza diversi studi che dimostrano che le persone moderatamente attive, specialmente nella seconda e terza parte della vita, hanno il doppio delle probabilità di evitare di contrarre malattie gravi: minor rischio di obesità, malattie cardiache,diabetiche ecc. Inoltre aumenta il benessere psicologico.

IL MIGLIORAMENTO DEL CLIMA RELAZIONALE ATTRAVERSO I VALORI DELLO SPORT

Numerosi sono gli obiettivi trasversali che ci proponiamo di raggiungere attraverso il Judo:

•             Saper aspettare il proprio turno
•             Rispettare e affrontare l’altro, relazionarsi fisicamente
•             Governare la propria forza
•             Spogliarsi e vestirsi in tempi accettabili
•             Socializzare
•             Aspirare a promozioni di livello (cambio cintura) e avere pertanto l’occasione di essere orgogliosi di se stessi

Per gli utenti poi è importante anche la ritualità: il sapere che il Lunedì ed il Mercoledì c’è la lezione di Judo è un riferimento temporale importante. La ritualità anche all’interno del setting terapeutico fa in modo che la prevedibilità delle azioni crei un clima sereno e rilassato: Il cambio di abito, il togliersi le scarpe, il saluto, il riscaldamento, l’apprendimento delle tecniche, gli esercizi corporei (capriole e cadute) ed infine di nuovo il saluto. Questa esperienza di alto valore morale ha insegnato e continua ad insegnare molto anche a noi operatori: all’interno della stanza dove si svolge il Judo si crea una situazione alternativa dove l’Infermiera-Educatrice, l’Oss-Educatore Sportivo e gli utenti, sono coinvolti in una trama di rapporti interpersonali completamente diversi, dove viene smantellata la cristallizzazione dei ruoli. Abbiamo scelto, infatti, all’inizio del percorso di fare questa attività con gli utenti, in una situazione di continua responsabilizzazione comune. La responsabilizzazione porta anche la persona con disabilità intellettiva a prendere una responsabilità su di sé e si può pertanto comunicare con lei in un rapporto di tipo orizzontale. Pertanto, dopo una attenta riflessione,abbiamo deciso di inserire nel gruppo anche persone che da anni non venivano inserite negli stessi laboratori o non venivano coinvolte insieme nelle uscite, per cercare di creare uno spirito di squadra che permettesse una diminuzione dei conflitti e una maggiore tolleranza reciproca, in vista di un obiettivo comune ad es. il saggio di fine anno.

Gli incidenti (alterchi anche abbastanza violenti) tra determinate persone (Roberta e Monica) continuano ad esserci. Ma gli incidenti accadono nel momento in cui la persona avverte di essere esclusa e non sostenuta anche se questo non sempre corrisponde alla realtà. Il nostro intervento consiste proprio nel cercare di creare le condizioni per favorire l’apprendimento del senso di socialità e per insegnare a rispettare i limiti dell’altro. Per rendere più concreto quanto fino ad ora esposto riportiamo l’esperienza dell’uscita effettuata alcuni mesi fa. L’uscita è stata organizzata con l’obiettivo di acquistare il Kimono per Monica Trivellato, l’unica persona della squadra che ancora non l’aveva. Premetto che, ogni volta che si vanno a fare acquisti per l’attività di Judo, la squadra esce al completo (Marchionni, Tortora, Trivellato, Modesti) proprio per migliorare la relazionalità tra i judoisti attraverso la condivisione di un bagaglio di esperienze comuni.

Pertanto, nei giorni precedenti abbiamo parlato a lungo sia con Monica che con Roberta, spiegando loro che se volevano far parte parte della squadra, con tutte le soddisfazioni connesse, dovevano impegnarsi a relazionarsi in modo adeguato anche fuori dell’attività del Judo e che l’uscita sarebbe stata un prova per verificare se potevano continuare o meno il percorso intrapreso. L’uscita ha avuto un esito positivo, ovviamente la nostra attenzione è stata massima per tutta la durata dell’uscita. Una nostra disattenzione avrebbe, infatti, potuto compromettere quella che è ancora una relazione in costruzione e pertanto molto fragile. Come operatori della relazione di aiuto non possiamo esimerci dal cercare di fare il possibile perché l’aggressività delle persone sia canalizzata in forme socialmente accettabili, tenendo sempre presente che l’aggressività è una modalità di esprimere un disagio che la persona avverte quando si sente minacciata anche se la minaccia quasi sempre non è reale.

La persona con comportamenti aggressivi, pertanto, non è aggressiva sempre e comunque, ma sempre all’interno di un determinato contesto e di una determinata trama di relazioni. D’altronde l’OMS ha enunciato numerose volte che il modo di percepire la realtà da parte della persona influisce sul suo stato di salute. Pertanto, il concetto di salute è strettamente legato alla capacità adattiva che sappiamo deficitaria negli utenti con disabilità intellettiva, ed è per questo che devono essere costantemente supportati da operatori che sappiano vedere la vita di queste persone non come determinismo ma come possibilità, credendo seriamente che un margine di miglioramento e di crescita è sempre possibile.

UN GRANDE SUCCESSO DEI NOSTRI RAGAZZI: LA DIMOSTRAZIONE DI JUDO DURANTE IL CONVEGNO DEL 14 GIUGNO

I nostri ragazzi si sono esibiti con gioia, entusiasmo e professionalità durante il convegno dedicato alla diagnosi e alle terapie per i disturbi pervasivi dello sviluppo che si è tenuta nella sala episcopio di Sant’Aurea su iniziativa dell’Anffas e del Tsmree Asl RmD. L’auditorio silenzioso e attentissimo durante la prova, sul finale si è profuso in un grandissimo applauso. I nostri ragazzi non hanno coinvolto il pubblico ma l’hanno letteralmente travolto, mostrando delle capacità che hanno lasciato tutti letteralmente senza parole.  Hanno travolto tutti con la loro freschezza e la loro potenza, con un linguaggio non verbale che è arrivato al cuore di tutti e che esprimeva chiaramente la gioia di poter dimostrare di essere attori e non solo spettatori sul palcoscenico della vita. La nostra vulcanica Presidente al termine della prova ha dichiarato: Ciò che avete visto non dimostra che l’ANFFAS è brava ma che amiamo i nostri ragazzi. A questa dimostrazione ne seguiranno altre che serviranno a dare voce a coloro che da sempre sono ignorati dai mezzi di comunicazione di massa, che sono troppo occupati a descrivere i comportamenti bassi ed immorali della nostra classe politica dando poco spazio a coloro che cercano di fare della loro vita “un capolavoro” nonostante tutto.
                                                                                                                  
Direttore Sanitario, Dottor Francesco Cesarino. Infermiera/Educatrice Professionale, Daniela Pierlorenzi. Educatore Sportivo/Campione nazionale judo, Marco Cammarone

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