Un bimbo
di otto anni su una sedia a rotelle, spalle alla porta, uno stanzino fatiscente
con un paio di materassini appoggiati al muro, una stufetta elettrica da bagno
e una piccola finestrella ad illuminare una scrivania. Poco meno di un anno fa
la foto di Alessio, scattata e diffusa dai suoi genitori, in quella stanzetta
della sua scuola elementare di Casal Palocco fece indignare, da nord a sud,
tutta Italia. «Un lager», «una topaia», dissero, sconvolti, la mamma e il papà,
chiedendo aiuto per garantire, anche a lui, «una stanza decorosa, pulita ed
accogliente per far in modo che non perda la sua dignità di bambino». Ora, a
dieci mesi di distanza, Alessio, affetto da tetraparesi, tornerà finalmente a
scuola. Nella stessa scuola di allora dove però, nel frattempo, è intervenuta la Onlus Anffas,
un’associazione di familiari di persone con disabilità riconosciuta dal
Servizio sanitario regionale, che ha donato all’istituto comprensivo un
sollevatore mobile, un letto speciale per cambiare i portatori di handicap e un
banco speciale. E ha firmato con la scuola il primo protocollo del Lazio
per patologie come quella di Alessio per fare in modo che educatori
professionali affianchino gli insegnanti, i docenti di sostegno e gli AeC.
«Non è stata una scelta facile ritornare nello stesso plesso di Casal Palocco. Non possiamo dimenticare quello che è successo: potevamo scegliere di non tornarci mai più, ma sarebbe stata una sconfitta», racconta Cristina, la giovane mamma del ragazzino, che ora ha 9 anni. Lunedì prossimo il ragazzino con la sua carrozzina, tornerà a scuola. «È stato un anno difficile fatto di battaglie e dispendio di energie, un anno in cui in nome della giustizia abbiamo sacrificato tutto», spiega ancora la mamma.
«Avremo
un coordinatore esterno alla scuola, inviato dall’Ufficio regionale scolastico
che seguirà passo per passo il mio piccolo per tutto il percorso scolastico —
continua la donna — la presenza di una
educatrice Anffas che insegnerà alle sue colleghe come relazionarsi con Alessio
durante le lezioni, un’insegnante di sostegno che opera da oltre 30 anni, un
Aec per il massimo delle ore consentite dalla legge, gli arredi adeguati e una
stanza luminosa, con ampia finestre e vista giardino, pulita e confortevole
». Una vita nuova dopo la vergogna di quella stanza di sostegno. «Abbiamo
scosso gli animi pubblicando quella foto, ora guardiamo al domani — dice,
commossa, Cristina — con la speranza che non succeda mai più a nessun
innocente».
Viola
Giannoli ‘La Repubblica’
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