All’indomani
delle dimissioni del sindaco Marino, resta acceso il dibattito su Ostia. Il X municipio,
sciolto per mafia il 27 agosto scorso, fa caso a sé e non rientrerà, come gli
altri 14, nella prossima tornata elettorale qualora l’ipotesi fosse il ritorno
alle urne per l’intero comune di Roma. Come comportarsi a livello
amministrativo nei confronti di un municipio già commissariato è
l’interrogativo che ha tenuto banco nelle ultime 24 ore. Il meccanismo che
porterà alle prossime elezioni, qualora il primo cittadino non abbia
ripensamenti nei prossimi 20 giorni, avrebbe evidenziato un vulnus nel
procedimento. Proseguire con la gestione straordinaria piuttosto che con un
commissariamento ordinario è la pista che, salvo ulteriori colpi di scena e
decreti studiati ad hoc, la prefettura è intenzionata a seguire.
“Anche se il
caso Ostia non ha precedenti, il Comune e il X Municipio - spiegano dalla
Prefettura di Roma - sono per legge due enti diversi e seguiranno due percorsi
distinti. Alla prossima tornata elettorale il litorale romano verrà chiamato a
esprimere un voto per il Comune, ma non per l'amministrazione municipale”.
Il
mare di Roma rimarrà sotto la guida della commissione prefettizia fino alla
scadenza prevista dei 18 mesi. Domenico Vulpiani, a capo dell’organismo voluto
dal consiglio dei ministri per risanare Ostia, usa i toni decisi di chi sa bene
che dovrà restare sul territorio perché lo scioglimento per mafia è differente
da un qualsiasi altro commissariamento ordinario. Vulpiani e i suoi, che
avevano già fatto capire al Campidoglio che un conto è la collaborazione e un
altro l’autonomia decisionale, continueranno ad agire in modo indipendente da
Roma.
Le spese contenute, i report continui sullo stato dei lavori e gli
accessi controllati sono il cambio di rotta della commissione straordinaria che
non retrocede di un passo su competenze e poteri. Tempo, dunque, fino a
febbraio 2017 con l’obiettivo di riportare la legalità lì dove le ingerenze
criminali avevano stretto rapporti con la politica. L’arresto dell’ex
presidente Tassone è solo il culmine del fallimento del progetto di
rinnovamento voluto dal partito del sindaco Marino per Ostia.
La stretta del
prefetto Vulpiani sarà su appalti e affidamenti con particolare attenzione a
quelli dei servizi sociali, porto franco per le coop legate a mafia capitale
che sono riuscite a penetrare in alcuni dei bandi predisposti sotto la guida
dell’allora assessore Emanuela Droghei.
“Adesso si respira un’aria diversa-
fanno sapere da via Claudio- a partire dalla verifica degli accessi in
municipio, dove nel nome di amicizie e conoscenze si chiedevano favori in una
facile commistione tra vita pubblica e interessi privati. Prima del voto a
Ostia c’è bisogno di legalità”. “Ci troviamo in un gran pasticcio – ha
dichiarato Paolo Ferrara del movimento 5 stelle- e la responsabilità è di
Renzi, Orfini e Esposito che hanno affondato Roma per cercare di salvare
Marino”.
Articolo di Mirko Polisano
Pubblicato sull'edizione del 10 Ottobre de 'Il Messaggero'
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