mercoledì 30 settembre 2015

RIFORMA SANITARIA: PER LE PERSONE CON DISABILITÀ NON CAMBIA NULLA... PER ORA

Due miliardi e trecento milioni da recuperare. La cifra che il Governo spera di ricavare dalla riforma sanitaria è su questi parametri. Per arrivarci l’obiettivo è mettere un freno alle oltre 200 milioni di analisi, radiografie, visite specialistiche ed esami che ogni anno vengono prescritti. Più di duecento (208 su 1700 per la precisione) saranno ‘riviste’ nel caso fossero considerate non necessarie per il paziente. Tac, risonanze, al controllo del livello del colesterolo, piccoli interventi odontoiatrici, test allergici: tutto finirà sotto la lente della spending review.

La ‘rivoluzione’ per ora è in preparazione. I medici di base sono in trincea. L’eccesso di cause è uno dei motivi che induce ogni anno migliaia di medici a utilizzare la cosiddetta medicina difensiva. “Abbiamo importato dagli Usa l’aggressività degli avvocati quando si tratta di errori medici, con sempre più studi che si propongono di darci addosso, ma dall’altra manteniamo il nostro sistema giudiziario, con i suoi tempi e le sue garanzie - ha spiegato a Repubblica Corrado Bibolino, il segretario del sindacato dei radiologi -. Abbiamo casi di colleghi condannati per omicidio colposo, perché hanno sbagliato uno dei 20mila referti che fanno ogni anno. E non si tratta di casi isolati, tanto che ci sono specialisti che non riescono più ad assicurarsi”.

Ma cosa cambia per le persone con disabilità? Per ora nulla. La riforma (ancora da attuare e approvare) presenta delle eccezioni. Saranno esenti dalla stretta bambini e adulti che sono, si legge nel testo, “vulnerabili” sotto diversi aspetti. Se soffrono di gravi malattie croniche o se vivono in situazioni di disagio sociale. Qui non cambia nulla. “La riforma – spiega il direttore sanitario di Anffas Ostia Onlus, Francesco Cesarino – rappresenta un primo passo sulla strada della razionalizzazione delle prescrizioni diagnostiche, senza però nulla togliere a chi ne ha effettivamente bisogno come le persone ‘vulnerabili’ che la riforma per ora ha detto di voler salvaguardare. La proposta a mio giudizio contiene degli elementi positivi mentre altri andranno sicuramente rivisti, mi riferisco soprattutto alla parte relativa alle sanzioni, anche di natura pecuniaria da infliggere ai medici”.

“La riforma, bisogna dirlo, riguarda solo alcune delle prescrizioni, 208 su 1700, non vieta al medico di prescrivere accertamenti diagnostici ma lo invita però ad adottare un percorso decisionale di ‘appropriatezza’ che eviti la prescrizione di esami diagnostici spesso inutili. Un esempio tra tutti: il numero delle RM e delle TAC che vengono eseguite è francamente eccessivo, ci sono pazienti che soffrono ad esempio di lombo sciatalgia che hanno eseguito nella loro storia clinica 4-5 risonanze del rachide lombo-sacrale alla frequenza di 2 esami all’anno quasi che questi abbiano una valenza terapeutica”.

“C’è anche da dire che una riforma sanitaria per essere efficace non può basarsi solo sui tagli alle prescrizioni, sull’aumento dei tickets ma deve coinvolgere tutti i settori da quello economico a quello amministrativo e burocratico. E i risparmi che provengono dalla razionalizzazione devono essere utilizzati per fare prevenzione, per abbattere le liste di attesa a vantaggio soprattutto delle fasce più deboli della popolazione. Accanto a questa riforma va poi discussa una legge per mettere un freno al proliferare delle cause civili o penali contro i medici a partire dalla riduzione dei tempi di prescrizione”.


Gli articoli di giornale si riferiscono all'edizione del 24 Settembre del Messaggero 

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