Le persone
con disabilità intelletive e/o relazionali sentono il bisogno di lavorare? I
fattori ambientali e i contesti residenziali hanno impatti sulla loro qualità
della vita? Per la prima volta in Italia queste domande hanno una risposta.
Anffas Ostia
è una delle 23 Onlus e Associazioni in
Italia che hanno partecipato a Matrici Ecologiche, il più esteso studiomai effettuato nel nostro Paese sulla Qualità di Vita delle persone con disabilità intellettive e/o evolutive. Un progetto finanziato per l’alta scientificità dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, al quale hanno
contributo la Ghent University, l'universitat de Barcelona, l'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e l'Università degli Studi di Milano.
Lo studio, durato un anno (giugno 2014-giugno 2015),
ha coinvolto 1298 persone con disabilità intellettiva provenienti da 23 strutture associative
Anffas Onlus collocate in 13
Regioni Italiane.
Matrici ecologiche nasce con un obiettivo: dare gli strumenti idonei alle istituzioni per abbandonare i vecchi
metodi di intervento standardizzati, uguali per tutti, e passare a interventi individuali e personalizzati, cuciti su misura
sulla singola persona, come peraltro previsto
dall’articolo 14 della legge n. 328 dell’8 novembre 2000. Questo
permetterebbe alle pubbliche amministrazione di risparmiare centinaia e
centinaia di milioni di euro.
Matrici ecologiche ha diversi meriti
In primis aver creato un database informatico
personalizzato, estremamente moderne e al passo con i tempi, nel quale sono
presenti non solo gli aspetti sanitari o clinici del singolo utente (informazioni
anagrafiche, sociali, sanitarie, relazionali, educative, lavorative, lavoro
svolto, oviettivi raggiunti, risorse e costi sostenuti, personale coinvolto) accessibili
a tutti gli addetti ai lavori (strumento da loro fortemente auspicato), ma
anche le sue aspettative e i suoi desideri, elementi questi fondamentali per
arrivare a interventi personalizzati e individualizzati, creando le condizioni
per una possibile e più efficace distribuzione delle risorse per la Pubblica
Amministrazione di tutta Italia alle quali lo studio è stato consegnato.
I vantaggi sono innumerevoli
- Aver creato una cartella personalizzata, consultabile ovunque, che può essere in qualunque momento rettificata, aggiornata,
modificata o implementata in base alle esigenze dell’utente e grazie alla quale
realizzare report sulla qualità della vita, il livello di inclusione sociale
delle persone con disabilità e testare l'efficacia dei sistemi di presa in
carico. Si pensi poi alla tempestività di
consultazione, al taglio dei tempi
burocratici: archiviazione o duplicazione dei dati. Ma anche di fronte a
casi di trasferimento dell’utente, di smarrimento o duplicazione della
documentazione cartacea.
- Avere da oggi un database sui bisogni e le aspettative di 1298 persone con disabilità
intellettiva che possono permetterci di capire i reali desideri delle persone con
disabilità e dunque permetterci di arrivare a interventi
personalizzati e individuali come previsto dalla legge.
-
Una maggiore e migliore programmazione dei servizi e dei fondi pubblici.
- L’utilizzo di un linguaggio comune,
riconosciuto, accettato e certificato che superi le specificità dei codici
internazionali utilizzati in sanità.
Lo studio che ha dato vita a Matrici
Ecologiche si basa su un concetto semplice: qualità della vita
È
comprovato ormai che la soddisfazione personale, il miglioramento della qualità
di vita e la partecipazione alla comunità siano centrali in un sostegno
clinico, abilitativo, educativo, psicosociale, e dunque al miglioramento delle condizioni di salute.
Nel corso degli ultimi
15-20 anni, l’esame della letteratura scientifica, lo sviluppo normativo
correlato allo welfare sociale, sanitario ed educativo e le pratiche dei
servizi, dedicati alle disabilità intellettive ed evolutive, si sono via via
indirizzati verso prospettive più
decisamente orientate al miglioramento della qualità di vita e dell’inclusione.
L’aspirazione a una “buona
vita”, a una vita di benessere, soddisfazione e felicità, accompagna l’umanità
probabilmente sin dalla sua nascita e trova riscontro già nelle teorizzazioni
dei più antichi filosofi. È a partire, però, dalla seconda metà del 900 che l’interesse
per la qualità di vita (QdV) è divenuto più consistente, grazie soprattutto
alla promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
La qualità della vita è un
concetto che non vale solo per le persone non disabili e anzi si è sviluppato
negli ultimi anni fino a diventare centrale, anche grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone
con disabilità, trattato internazionale, è bene ricordarlo, ratificato da
ben 153 Paesi del mondo, che si prefigge di garantire il rispetto dei
diritti umani, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone
con disabilità e la rimozione delle forme specifiche di discriminazione
che le affliggono.
La Convenzione impone un
nuovo modello di disabilità e pone la necessità che ciascuna persona con disabilità
goda di pari opportunità e sia pienamente
inclusa nella società, ricollocando la questione nell’ambito dell’universalità
di quei diritti fondamentali di cui ognuno di noi è titolare in quanto
essere umano.
Nell’ambito del movimento
per l’affermazione del modello di disabilità basato sui diritti umani la qualità di vita è dunque stata identificata
come argomento chiave sul quale concentrare l’attenzione.
La QdV ha quindi
strettamente a che vedere con la vita delle persone con disabilità e con la
garanzia che alle stesse, in quanto cittadini, siano garantiti gli stessi
diritti umani di tutti gli altri membri della società.
Lo studio
Grazie allo studio sulle Matrici Ecologiche sono stati raccolti dati
importantissimi per dare indicazioni a livello scientifico,
educativo-riabilitativo, sociale, istituzionale e politico, per migliorare
la qualità della vita di tutte le persone con disabilità, non solo di quelle
coinvolte nel progetto. Questo metodo infatti può essere applicato a
tutto il territorio italiano e a tutte le persone con disabilità, non solo a
chi ha una disabilità intellettiva.
Matrici ecologiche quindi si pone come uno strumento utile a
migliorare la qualità di vita e l’inclusione sociale delle persone con disabilità
intellettive e/o evolutive in genere. Lo studio ha anche confermato cose che
mai prima di allora erano state poste direttamente a delle persone con
disabilità intellettiva e alle loro famiglie.
Emerge così che
- Che l’autodeterminazione passa in primis dal diritto all’occupazione
delle persone
con disabilità (come previsto dall'articolo 1 della L. 68/99). È anche emerso che le
persone che svolgono attività lavorative hanno livelli di qualità di vita
significativamente migliori rispetto a tutte le altre. Per questo Anffas Ostia
ha avviato nei mesi scorsi la prima agenzia per l’inserimento lavorativo delle
persone con disabilità intellettiva e/o relazionale della Città Metropolitana
di Roma Capitale che ha già dato i suoi primi frutti.
- Le strategie di sostegno e i
fattori ambientali sono determinanti per la qualità della vita,
che i desideri e le aspettative
devono essere il punto di partenza della costruzione del progetto di vita della
persona
- Le aree in cui le persone con disabilità
intellettive e/o evolutive hanno maggiori necessità di sostegno sono nell’area
relativa all’apprendimento nel corso della vita - quindi la possibilità,
autodeterminandosi, di partecipare, interagire, accedere a strumenti e contesti
formativi ed educativi.
- Le persone che vivono in grandi
contesti residenziali hanno peggiori livelli di qualità di vita rispetto a
tutte le altre. Un dato, questo, che conferma dal punto di vista
scientifico, la necessità di dare
concreta attuazione all’art.19 (vita indipendente e inclusione nella comunità)
della CRPD superando così la condizione di istituzionalizzazione delle persone
con disabilità, specie intellettiva e/o evolutiva, a favore di condizioni in
grado di garantire la migliore qualità di vita possibile.
I risultati ottenuti e contenuti aprono una strada nuova da intraprendere non solo a livello scientifico ma anche a
livello politico-istituzionale poiché consentono di capire e mettere in primo piano i reali
desideri e le reali necessità delle persone con disabilità e di conseguenza di
realizzare un adeguato Progetto Individuale di Vita, cosa che purtroppo
ancora oggi, nonostante siano passati tanti anni dalla ratifica della
Convenzione Onu e dalla Legge 328, non viene ancora fatto o non viene
realizzato nel modo giusto.
Raccomandazione
Sarebbe utile avviare
una ulteriore sperimentazione del sistema matrici ecologiche e dei sostegni che
coinvolga gli Enti pubblici (ASL e Comuni).
Provvedere
alla stesura ed implementazione dei progetti individuali per le persone con
disabilità previsti dall’art. 14 della L. 328/2000 attraverso sistemi che, come
le matrici ecologiche e dei sostegni, consentano di costruire progetti di vita
multidimensionali, ecologici, basati sulle evidenze scientifiche e con esiti
verificabili, attraverso il pieno e diretto coinvolgimento delle persone con
disabilità e dei loro familiari e che siano mirati al miglioramento della
qualità della vita, superamento delle discriminazioni ed inclusione sociale
delle stesse, garantendo l’allineamento tra i diritti, i sostegni necessari ed
erogati ed i livelli di qualità della vita dei cittadini.
Dare concreta attuazione al Programma di azione biennale per
la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, con
particolare riferimento alla linea di intervento 2 (lavoro e occupazione),
specie concentrandosi sulla formazione professionale e lo sviluppo di politiche
attive del lavoro (quale orientamento, accompagnamento all’inserimento
lavorativo e mediazione), ed alla linea di intervento 5 con riferimento sia
all’educazione in età scolare che al diritto all’apprendimento e formazione
continua per l’intero arco della vita.
Promuovere ed elaborare proposte di modifica della normativa
esistente volte a rimuovere ogni situazione segregante e di
istituzionalizzazione delle persone con disabilità a favore della realizzazione
di soluzione abitative mirati al rispetto del diritto alla vita indipendente
(come gruppi appartamento, piccole comunità e case famiglia) e alla permanenza
ed inclusione nella propria comunità di origine ed, ove possibile, nella
propria stessa abitazione.
Promuovere, anche attraverso l’impiego dei Fondi Europei,
linee di finanziamento mirate alla de-istituzionalizzazione delle persone con
disabilità.
Progettare e implementare
servizi inclusivi e non istituzionalizzanti, favorendo nuclei abitativi
residenziali di piccole dimensioni e con numeri ristretti di persone
all’interno, che riproducano la vita familiare e rispettino il diritto delle
persone con disabilità a scegliere - nella massima misura possibile - come,
dove e con chi vivere.
Per leggere lo studio completo... clicca qui
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