Magistrato,
ex assessore alla legalità del Comune di Roma. Alfono Sabella ha legato il suo
nome all’Italia. A Palermo durante la lotta alla mafia, a Roma nel ciclone ‘Mafia Capitale’. Ha pubblicato un libro, ‘Capitale infetta’ in cui
ripercorre il suo periodo Capitolino. Abbiamo
avuto modo di incontrarlo qualche settimana fa quando ha visitato la struttura
Anffas di via Maccari, bene confiscato alla mafia e restituito alla legalità.
Lì abbiamo parlato di tutto, anche di quei bandi 'infetti' di cui parla in
lungo e in largo nel suo libro.
Quello
della legge Bassanini è un terreno molto scivoloso. Con Mafia Capitale ci siamo
trovati di fronte a una politica per lo più ‘buona’ e a una burocrazia per lo
più incapace e ‘cattiva’. Potrebbe però verificarsi l’esatto opposto. Bisogna trovare
un punto di equilibrio tra la discrezionalità amministrativa e l’indirizzo
politico. La peggior pecca della legge Bassanini è stata non capire che, pur
nel post Tangentopoli, consegnare tutto alla burocrazia poteva essere
rischioso. La politica però ha le sue colpe: aver scelto questa burocrazia, aver selezionato questa classe
dirigente. Va trovato un punto di equilibrio e va trovato principalmente
all’interno della politica che deve essere preparata e responsabilizzata. La legge
Bassanini va bene se accompagnata da una politica in grado di controllare l’amministrazione
e verificare che le proprie linee di programma vengano poi realmente realizzate.
Più che una riforma normativa serve una riforma degli uomini.
Si è
sempre sostenuto che la mafia attecchisse dove non c'era lo Stato. Mafia
Capitale ha stravolto questo dogma avendo attecchito all'interno degli apparati
statali come il Campidoglio?
La mafia
ha una capacità di adattamento incredibile. A Palermo ha attecchito dove lo
Stato non c’era. Quando poi le istituzioni hanno iniziato a contrastare la
criminalità, e mi riferisco al lavoro di Falcone, Borsellino e del pool, ha
prima contrattaccato e poi, con Provenzano, ha ‘trattato’ con lo Stato. Ha
capito che era più conveniente comprarsi interi pezzi delle istituzioni che non
combatterle. Che era più economico dare una mazzetta che non acquistare un
kalashnikov. Così è entrata nei palazzi di potere.
La
magistratura sì e lo si è visto con Mafia Capitale. Il problema è che non ce li
ha la Pubblica Amministrazione. Non ci sono gli strumenti per contrastare la
criminalità. La magistratura può entrare in gioco solo quando il problema è
scoppiato. Quindi troppo tardi. Se io amministratore non ho per esempio la possibilità
di cacciare un dirigente perché un giudice lo reintegrerà, si capisce bene che
la PA non ha gli strumenti per contrastare la mafia e la corruzione. Bisogna
rilanciare l’azione amministrativa.
La rotazione
dei dirigenti può essere ‘lo strumento’?
Può
essere uno degli strumenti ma non la panacea di tutti i mali. Va però
accompagnata da una grande formazione professionale. Se si sposta un dirigente
dal sociale al verde questo dovrà avere competenze specifiche anche per il
nuovo incarico, altrimenti ci troveremo di fronte a un dirigente impreparato. E
l’impreparazione rischia di portare a errori o peggio ad aprire le porte alla
corruzione per incapacità di controllo. Un dato però posso darlo: abbiamo
notato che ogni volta che rotavamo i vigili da un territorio a un altro avevamo
un aumento delle multe.
Mafia
Capitale ha evidenziato un rapporto stretto tra mondo cooperativo e mondo
criminale. Quali sono stati i motivi di questa commistione?
La
delibera voluta dal sindaco Alemanno che destinava il 5 per cento del bilancio
alle cooperative sociali - poi diventato 15 per cento - unito all’eliminazione
dei controlli sotto una certa soglia ha fatto sì che il mondo criminale abbia
utilizzato questa opzione per fare soldi. Non sono riuscito a portare in
assemblea capitolina un regolamento sull’affidamento alle cooperative sociali
con regole più stringenti. Serve una riforma del terzo settore per valorizzarlo
con regole chiare e trasparenti.
Nel suo
libro si scaglia contro il sistematico ricorso alla proroga…
Purtroppo
fino a oggi, per utilizzare due termini forse non propriamente ‘oxfordiani’ ma
che danno l’idea, le regole che normalmente hanno ispirato l’azione
amministrativa di Roma Capitale sono state il ‘fancazzismo’ e ‘l’ad culum
parandum’. I dirigenti in primis si sono preoccupati di avere meno problemi
possibili. Ma il dirigente deve rischiare, portare risultati, altrimenti si
trasforma in un semplice burocrate. A Roma ci sono proroghe che vanno avanti da
32 anni.
Sul suo
libro ha dedicato un passaggio al famoso bando A.E.C. dal quale Anffas Ostia è
stata estromessa e che il Tar ha giudicato viziato. Oggi ci sono nuove
disposizioni del Tar, nuove proroghe. Che idea si è fatto?
Quando
sono diventato assessore alle legalità avevo dato delle indicazioni molto
precise sia all’allora assessore ai servizi sociali sia alla dirigente
dell’epoca: annullare in autotutela la gara, fare una proroga del servizio
precedente e lavorare a un nuovo bando, fatto decisamente meglio. Poi sono
andato via. Non posso esprimermi su cose che non conosco. Le mie indicazioni
era chiare.
Mafia capitale è morta e sepolta sotto la scure della magistratura. Ma non tutte le criticità sono state risolte. La corruzione purtroppo rimane.
Il suo libro può essere uno strumento per risvegliare le coscienze?
Più del mio libro serve divulgare la cultura della legalità. Portare Caravaggio e Rubens a Ostia in maniera gratuita serviva proprio a portare la bellezza della cultura e la cultura della bellezza. C’è una statistica che ho letto: i paesi dove c’è più corruzione sono anche gli stessi paesi dove più si parcheggia in doppia fila. Evidentemente manca la cultura delle regole.
Inps,
Inail, Equitalia: negli ultimi anni Anffas Ostia Onlus ha dovuto affrontare
cause assurde che ha sempre vinto. Ha subìto 21 controlli in tre anni senza che
mai fosse riscontrato nulla. Continua a combattere con i ritardi nei pagamenti
che arrivano anche a 2 anni. Una Onlus come la nostra deve credere ancora nelle
istituzioni?
PER LEGGERE 'BLU DI ANFFAS OSTIA ONLUS' clicca qui per aprire il numero
Nessun commento:
Posta un commento