La scelta degli utenti è stata vincolata solo da limiti
operativi e non pregiudiziali: l’età, la statura, la forma fisica non hanno
avuto importanza nella scelta, di converso, è stata considerata l’assenza di
deficit motori (la goffaggine non è stata motivo di esclusione) e la volontà
degli utenti. La persona con DI non può avere un’immagine del proprio corpo se
non lo vive. E’ importantissimo per queste persone acquisire e consolidare uno
stabile senso d’identità, la quale si trova sempre collegata allo strutturarsi
dell’immagine del corpo, funzione quest’ultima, integrativa dell’io. Attraverso
il Judo non si vogliono insegnare una serie di esercizi da mettere in
successione, ma si vuole mettere la persona in condizioni di fare esperienze
dirette del proprio corpo e di quello dell’altro, di conoscere le proprie
capacità e di superare secondo i propri limiti, le difficoltà.
STRATEGIE EDUCATIVE UTILIZZATE PER APPRENDERE LE PRINCIPALI TECNICHE
L’utente attraverso il Judo puo’ scoprire un corpo che agisce, che si
muove, che esprime ansie e desideri. L’Educatore sportivo Marco Cammarone e
l’Infermiera/Educatrice Professionale Daniela Pierlorenzi per far acquisire
agli utenti le abilità necessarie per svolgere determinati esercizi hanno
utilizzato le principali strategie educative:
• Tecnica del
modellamento: si tratta dell’apprendimento imitativo nel quale gli stimoli sono
forniti dagli operatori (Cammarone e Pierlorenzi) che eseguono l’esercizio
motorio che poi gli utenti dovono ripetere.
• Tecnica dell’aiuto (Prompting)
e attenuazione dell’aiuto(Fading): utilizziamo vari tipi di prompt in grado di
aiutare la persona. Suggerimenti verbali, indicazioni gestuali, guida fisica.
Successivamente superata la fase iniziale quando l’utente ha dimostrato di
saper padroneggiare adeguatamente alcune tecniche, gli aiuti sono ridotti,
accompagnando l’utente verso una maggiore autonomia. Nei confronti ad esempio
della guida fisica utilizziamo le strategie di Fading: riduciamo gradualmente
l’area del corpo toccata (ad es. se all’inizio l’utente viene guidato con tutta
la mano, in un secondo momento lo si guiderà solo con alcune dita, poi con uno
solo. Oppure si sposta gradualmente la presa dalla zona iniziale del corpo a
quella via via più distante.
• Tecnica del
concatenamento (Chaining) è una particolare strategia utilizzata per
l’insegnamento di abilità complesse (nel nostro caso le tecniche del judo). In
breve scomponiamo i vari movimenti che servono ad eseguire una tecnica e
insegnamo ad eseguirle in successione fino al completamento. Il concatenamento
delle varie componenti della tecnica avviene attraverso un particolare
programma di rinforzamento gradino per gradino.
Oltre alle strategie educative abbiamo tenuto conto delle Best
Practice: Il successo o l’insuccesso di un progetto educativo dipendono in
larga parte dal rapporto di stima, di fiducia, di comprensione e di piacere
reciproca nel lavorare insieme che si instaura tra operatori e utenti.
PATIENT ORIENTED RESEARCH RELATIVA ALL’ATTIVITA’ DI JUDO
E’ previsto presso l’ANFFAS l’attivazione di un centro di ricerca per
valutare gli effetti positivi del JUDO sugli utenti coinvolti nel progetto.
Tali effetti riguardano l’area Motoria, Cognitiva, Psichica e Internistica.
L’equipè sarà formata dal Neurologo Dottor Francesco Cesarino, dall’Internista
Dottor Luca Rubino, dallo Psicologo Dottor Andrea Fontana,
dall’Infermiera/Educatrice Professionale Daniela Pierlorenzi, dall’Educatore
Sportivo Marco Cammarone
VALUTAZIONE DEGLI OUTCOME
Per la valutazione degli outcome è prevista una riunione bimestrale tra
i membri dell’èquipe sanitaria e un incontro semestrale tra i membri
dell’equipè e i familiari dell’utente coinvolto nel progetto. E’ previsto un
audit clinico annuale relativo alla sperimentazione del judo negli adulti con
disabilità intellettiva con diagnosticata comorbidità dei disturbi dell’umore.
OBIETTIVI A MEDIO TERMINE RELATIVI ALL’ATTIVITA DI JUDO
Area motoria: Prima di intraprendere l’attività di Judo i nostri utenti
sono stati visitati dalla Fisiatra Dott.ssa Morena Petruzzella con la quale
abbiamo fissato gli obiettivi relativi all’area motoria
• miglioramento degli
schemi motori di base (Afferrare, strisciare, rotolare, equilibrarsi)
• miglioramento
capacità senso percettive
• miglioramento
capacità coordinative (l’equilibrio, il ritmo, la capacità di reazione,
l’orientamento spaziale)
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Per la valutazione degli output relativi all’aria motoria ci avvaliamo
di schede di osservazione specifiche per l’asse motorio prassico valutate dal
Neurologo Dottor Francesco Cesarino che prendono in considerazione la
coordinazione globale e l’equilibrio statitico e dinamico
Area cognitiva:
capacità di prestare attenzione, memorizzare,associare,rielaborare le
informazioni relative al corpo tramite gli analizzatori sensoriali. .
L’attività motoria che si effettua attraverso il Judo avendo un ruolo educativo
è inevitabilmente legata alla sfera cognitiva. Nel senso che attraverso il
movimento gli utenti consolideranno la conoscenza dei concetti topologici in
modo concreto, attraverso le relazioni che si vengono a creare tra loro e
l’ambiente vissuto. Ciò permetterà di avviare una ricerca-azione per valutare
il ruolo di questa metodologia didattica nel potenziamento delle competenze
spaziali. Soprattutto gli esercizi che proponiamo durante il riscaldamento
hanno questo obiettivo;
• esercizi per
migliorare i schemi motori di base e per fare in modo che ne mettano in atto di
nuovi (saltare, strisciare, dondolarsi, gattonare, rotolarsi).
• Esercizi sulle
varianti spaziali (avanti/indietro, destra/sinistra, vicino/lontano ecc.)
• Esercizi sulle
varianti temporali (prima/dopo, veloce/lento)
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Per la valutazione degli output relativi all’area cognitiva ci
avvaliamo di schede di osservazione che prendono in considerazione lo schema
corporeo e l’orientamento spazio temporale
Area Internistica: Prima di intraprendere l’attività tutti gli utenti
sono stati visitati dall’Internista Dottor Luca Rubino ed hanno eseguito presso
l’ANFFAS l’elettrocardiogramma.
In una EUFIC REVIEW pubblicata recentemente sulla rivista scientifica NATURE
sui benefici dell’attività motoria, il Professor Ken Fox della Bristol
University (UK) analizza diversi studi che dimostrano che le persone
moderatamente attive, specialmente nella seconda e terza parte della vita,
hanno il doppio delle probabilità di evitare di contrarre malattie gravi: minor
rischio di obesità, malattie cardiache,diabetiche ecc. Inoltre aumenta il
benessere psicologico.
IL MIGLIORAMENTO DEL CLIMA RELAZIONALE ATTRAVERSO I VALORI DELLO SPORT
Numerosi sono gli obiettivi trasversali che ci proponiamo di
raggiungere attraverso il Judo:
• Saper aspettare il
proprio turno
• Rispettare e
affrontare l’altro, relazionarsi fisicamente
• Governare la propria
forza
• Spogliarsi e
vestirsi in tempi accettabili
• Socializzare
• Aspirare a
promozioni di livello (cambio cintura) e avere pertanto l’occasione di essere
orgogliosi di se stessi
Per gli utenti poi è importante anche la ritualità: il sapere che il
Lunedì ed il Mercoledì c’è la lezione di Judo è un riferimento temporale
importante. La ritualità anche all’interno del setting terapeutico fa in modo
che la prevedibilità delle azioni crei un clima sereno e rilassato: Il cambio
di abito, il togliersi le scarpe, il saluto, il riscaldamento, l’apprendimento
delle tecniche, gli esercizi corporei (capriole e cadute) ed infine di nuovo il
saluto. Questa esperienza di alto valore morale ha insegnato e continua ad
insegnare molto anche a noi operatori: all’interno della stanza dove si svolge
il Judo si crea una situazione alternativa dove l’Infermiera-Educatrice,
l’Oss-Educatore Sportivo e gli utenti, sono coinvolti in una trama di rapporti
interpersonali completamente diversi, dove viene smantellata la
cristallizzazione dei ruoli. Abbiamo scelto, infatti, all’inizio del percorso di
fare questa attività con gli utenti, in una situazione di continua
responsabilizzazione comune. La responsabilizzazione porta anche la persona con
disabilità intellettiva a prendere una responsabilità su di sé e si può
pertanto comunicare con lei in un rapporto di tipo orizzontale. Pertanto, dopo
una attenta riflessione,abbiamo deciso di inserire nel gruppo anche persone che
da anni non venivano inserite negli stessi laboratori o non venivano coinvolte
insieme nelle uscite, per cercare di creare uno spirito di squadra che
permettesse una diminuzione dei conflitti e una maggiore tolleranza reciproca,
in vista di un obiettivo comune ad es. il saggio di fine anno.
Gli incidenti (alterchi anche abbastanza violenti) tra determinate persone
(Roberta e Monica) continuano ad esserci. Ma gli incidenti accadono nel momento
in cui la persona avverte di essere esclusa e non sostenuta anche se questo non
sempre corrisponde alla realtà. Il nostro intervento consiste proprio nel
cercare di creare le condizioni per favorire l’apprendimento del senso di
socialità e per insegnare a rispettare i limiti dell’altro. Per rendere più
concreto quanto fino ad ora esposto riportiamo l’esperienza dell’uscita
effettuata alcuni mesi fa. L’uscita è stata organizzata con l’obiettivo di
acquistare il Kimono per Monica Trivellato, l’unica persona della squadra che
ancora non l’aveva. Premetto che, ogni volta che si vanno a fare acquisti per
l’attività di Judo, la squadra esce al completo (Marchionni, Tortora,
Trivellato, Modesti) proprio per migliorare la relazionalità tra i judoisti
attraverso la condivisione di un bagaglio di esperienze comuni.
Pertanto, nei giorni precedenti abbiamo parlato a lungo sia con Monica
che con Roberta, spiegando loro che se volevano far parte parte della squadra, con
tutte le soddisfazioni connesse, dovevano impegnarsi a relazionarsi in modo
adeguato anche fuori dell’attività del Judo e che l’uscita sarebbe stata un
prova per verificare se potevano continuare o meno il percorso intrapreso.
L’uscita ha avuto un esito positivo, ovviamente la nostra attenzione è stata
massima per tutta la durata dell’uscita. Una nostra disattenzione avrebbe,
infatti, potuto compromettere quella che è ancora una relazione in costruzione
e pertanto molto fragile. Come operatori della relazione di aiuto non possiamo
esimerci dal cercare di fare il possibile perché l’aggressività delle persone
sia canalizzata in forme socialmente accettabili, tenendo sempre presente che
l’aggressività è una modalità di esprimere un disagio che la persona avverte
quando si sente minacciata anche se la minaccia quasi sempre non è reale.
La persona con comportamenti aggressivi, pertanto, non è aggressiva
sempre e comunque, ma sempre all’interno di un determinato contesto e di una
determinata trama di relazioni. D’altronde l’OMS ha enunciato numerose volte
che il modo di percepire la realtà da parte della persona influisce sul suo
stato di salute. Pertanto, il concetto di salute è strettamente legato alla capacità
adattiva che sappiamo deficitaria negli utenti con disabilità intellettiva, ed
è per questo che devono essere costantemente supportati da operatori che
sappiano vedere la vita di queste persone non come determinismo ma come
possibilità, credendo seriamente che un margine di miglioramento e di crescita
è sempre possibile.
UN GRANDE SUCCESSO DEI NOSTRI RAGAZZI: LA DIMOSTRAZIONE DI JUDO DURANTE
IL CONVEGNO DEL 14 GIUGNO
I nostri ragazzi si sono esibiti con gioia, entusiasmo e
professionalità durante il convegno dedicato alla diagnosi e alle terapie per i
disturbi pervasivi dello sviluppo che si è tenuta nella sala episcopio di Sant’Aurea
su iniziativa dell’Anffas e del Tsmree Asl RmD. L’auditorio silenzioso e
attentissimo durante la prova, sul finale si è profuso in un grandissimo
applauso. I nostri ragazzi non hanno coinvolto il pubblico ma l’hanno
letteralmente travolto, mostrando delle capacità che hanno lasciato tutti
letteralmente senza parole. Hanno
travolto tutti con la loro freschezza e la loro potenza, con un linguaggio non
verbale che è arrivato al cuore di tutti e che esprimeva chiaramente la gioia
di poter dimostrare di essere attori e non solo spettatori sul palcoscenico
della vita. La nostra vulcanica Presidente al termine della prova ha
dichiarato: Ciò che avete visto non dimostra che l’ANFFAS è brava ma che amiamo
i nostri ragazzi. A questa dimostrazione ne seguiranno altre che serviranno a
dare voce a coloro che da sempre sono ignorati dai mezzi di comunicazione di
massa, che sono troppo occupati a descrivere i comportamenti bassi ed immorali
della nostra classe politica dando poco spazio a coloro che cercano di fare della
loro vita “un capolavoro” nonostante tutto.
Direttore
Sanitario, Dottor Francesco Cesarino. Infermiera/Educatrice Professionale, Daniela Pierlorenzi. Educatore Sportivo/Campione nazionale judo, Marco
Cammarone
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