Supporto
alla didattica a distanza. Terapie specialistiche in multimediale.
Organizzazione della giornata dei ragazzi via skype. Così la disabilità si
riorganizza nel periodo della quarantena forzata da Coronavirus.
“La
situazione che ci siamo trovati di fronte - spiega Stefano Galloni, direttore
generale di Anffas Ostia, associazione di famiglie e persone con disabilità
intellettiva e del neurosviluppo che segue oltre 450 bambini sul litorale di
Roma - necessitava di rimodulare tutto il lavoro e quindi anche le terapie. Ci
siamo immediatamente coordinati con l’Asl Roma 3, le famiglie e gli operatori
cogliendo le indicazioni del legislatore nazionale e della Regione Lazio per
sostenere il sistema di presa in carico, garantendo comunque a tutti, anche a
chi non era interessato o impossibilitato, la conservazione del posto e un
rapporto con il medico”.
“La
tecnologia oggi è il miglior strumento per non interrompere il percorso
riabilitativo e dare un sostegno alle famiglie - sottolinea -. Questo ci
permette attualmente, in questo stato di emergenza, di supportare oltre 200
bambini e ragazzi, con sindrome dello spettro autistico e altre disabilità
intellettive, con ottimi risultati clinici. Le terapie in remoto ci permettono
anche di organizzare la giornata delle persone con disabilità nel modo più
funzionale possibile, di dare un aiuto alle famiglie nella gestione di
eventuali ‘comportamenti problema’ che insorgono in questo periodo di
interruzione della routine. O anche per modulare eventuali stati di ansia e
strutturare attività psicoeducative da svolgere sul modello della terapia
mediata dai genitori. Abbiamo messo a disposizione un sostegno psicologico per
i lavoratori e per le famiglie. Riconvertito i servizi a distanza per i ragazzi
con una disabilità intellettiva più grave”.
Ma come
si svolgono le terapie? “L’importante in questo momento, soprattutto per i
bambini e ragazzi con sindrome dello spettro autistico – affermano Debora Galli
e Claudia Petrucci, psicologhe, psicoterapeute e terapiste – era non
interrompere il percorso riabilitativo e relazionale, creando un intervallo
nella giornata. Li stiamo invitando poi a confrontarsi e cimentarsi con una
modalità atipica rispetto a quella a cui sono abituati e questo è un qualcosa
di estremamente prezioso soprattutto per l’autismo, una sindrome che ha come
nota dolente la tipizzazione dei comportamenti. Si tratta inoltre di un modo
per farli avvicinare all’uso del pc e delle nuove tecnologie in maniera
consapevole. Naturalmente ogni bambino e ragazzo ha una propria personalità e
un proprio carattere, quindi la terapia va calibrata in base al livello di
gravità e al tipo di funzionamento. In generale si lavora sui pensieri
disfunzionali del periodo che stanno vivendo, sulle autonomie personali, sulle
aree affettivo-relazionali, sul cognitivo, sulle emozioni e sulla simulazione
di situazioni sociali, aiutandoci anche con schede online o cartacee e con la
comunicazione aumentativa. Manca il contatto fisico, che è importantissimo, ma
riusciamo comunque a ottenere risultati molto importanti. Si tratta per tutti
di un qualcosa di assolutamente nuovo che stiamo sperimentando ma che sta
portando i suoi frutti”.
Nessun commento:
Posta un commento