Lorenzo
ha appena ricevuto la sua prima busta paga. Possibile incrociarlo in una mensa
di via Veneziani, a Parco dei Medici, dove ogni giorno nella sua divisa
arancione si destreggia disinvolto fra i tavoli della ditta di catering e
ristorazione che lo ha assunto. A 22 anni ha un contratto da dipendente e un
segno particolare: è un autistico ad alto funzionamento. Non può parlare, ma si
fa ben comprendere. La sua storia si intreccia con quella di un casolare di
Acilia, un'ex bisca confiscata alla mafia davanti cui venne ammazzato Emidio
Salomone, tra gli ultimi boss della Banda della Magliana. Un luogo di morte
riconvertito in laboratorio di autodeterminazione, che oggi ospita un'agenzia
del lavoro in una sede della sezione di Ostia di Anffas Onlus, associazione
nazionale di famigliari di persone con disabilità intellettiva.
È proprio
tra quelle mura che lui e otto ragazzi hanno imparato un mestiere e i suoi
trucchi, grazie a un corso professionale per barman e banchisti. Ma ci sono
anche Anton, che fa uno stage in un negozio di ottica, Katia che lavora in un
negozio di videogiochi e Tommaso, bigliettaio in un teatro di Ostia. Tutti
inseriti grazie ad Anffas, che segue 450 persone e con l'Asl 3 di Roma porta
avanti un progetto sull'autismo. Provando a difendere un diritto quasi sempre
negato: quello all'autonomia dei disabili intellettivi, che spesso – dopo i 18
anni – diventano fantasmi. Insieme ai genitori, per i quali ogni giorno si fa
uguale all'altro.
«Lorenzo
è un miracolo – racconta il padre Giuseppe Iannuzzi – La sua è una situazione
costruita su misura, ma la realtà di altre famiglie non è così rosea. L'Italia
è tra i Paesi europei che stanzia più fondi per il sociale. Ma oltre il 90% si
perde nei costi della burocrazia». Finita la scuola, i percorsi educativo-
riabilitativi scarseggiano, e spesso alla maggior parte dei giovani affetti da
disabilità intellettiva viene preclusa ogni forma di inserimento lavorativo e
di inclusione sociale. «Il lavoro per questi ragazzi è una salvezza - spiega
Stefano Galloni, direttore di Anffas Ostia - Oltre a rappresentare un risparmio
per lo Stato, che può reinvestire i soldi della pensione in sussidi per i più
gravi, che non possono aspirare a un impiego». E nel caso di Lorenzo è una
conquista d'indipendenza, in un territorio difficile, ma che ha anche «tanto di
bello da raccontare», aggiunge Galloni.
«Lorenzo
viene qui al mattino. E con Maurizio, il barista, fa la lista di ciò che serve,
riempie il frigo e prepara il caffè per tutti – racconta Cinzia Tatti, della
sede Saint Srl di via Veneziani - Poi aiuta lo chef a preparare i cibi, a
impiattare e apparecchiare, servendo il pranzo. All'inizio aveva bisogno della
tutor. Ora è pienamente autonomo». Maurizio non ha dubbi: «Lorenzo è
fenomenale. Consigliarlo ad altri? Sì, ma io me lo tengo stretto. È un valore
aggiunto per l'azienda e per noi dipendenti».
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