Da agosto è stato dato l'addio alle Onlus.
Questo per la Riforma del Terzo Settore che ha radicalmente modificato un
comparto che in Italia coinvolge oltre 300mila enti come Anffas Ostia. Quali
sono i cambiamenti che comporterà questa legge? “Tutto quello che è stato il
terzo settore come lo conosciamo oggi sostanzialmente non esiste più e si
prepara a diventare altro - spiega il direttore generale di Anffas Ostia Onlus,
Stefano Galloni -. Siamo di fronte a un cambiamento epocale. Parliamo di un
comparto che nel 2016 in Italia ha mosso circa 64 miliardi di euro, che
coinvolge direttamente milioni di cittadini, con importantissime ricadute
occupazionali. Uno di quei settori che sposta davvero gli equilibri del Pil
italiano".
Questa riforma - continua il Dg Anffas Ostia - coinvolgerà sanità, welfare, ricerca, formazione, lavoro, cultura, ambiente e non solo. Ci troveremo dinnanzi a una nuova disciplina che apre il sistema a notevoli prospettive e dovremo essere bravi a coglierle, cercando di trovare le soluzioni per fare in modo che le persone rimangano protagoniste e soggetti principali. Penso per esempio ai progetti di inclusione che la riforma consentirà di sviluppare. Da un lato spariranno gli organismi associativi non lucrativi come è oggi Anffas, che hanno reso il sistema italiano tra i più avanzati al mondo. Bisognerà cambiare pelle, trasformarci in fondazioni o imprese sociali o in altre tipologie organizzative previste dalla norma, tutti rientreranno nella dicitura ETS, enti di terzo settore. Rimanere fuori sarà un rischio. La professionalizzazione nel nuovo Welfare non ammetterà più deroghe, senza squadre tecniche di alto livello non sarà possibile muoversi. Chi saprà produrre progetti significativamente rilevanti potrà contrattare in modo diretto con la pubblica amministrazione, sarà possibile nuovamente per taluna tipologia di enti avere in concessione immobili quasi a costo zero per trenta anni".
Questa riforma - continua il Dg Anffas Ostia - coinvolgerà sanità, welfare, ricerca, formazione, lavoro, cultura, ambiente e non solo. Ci troveremo dinnanzi a una nuova disciplina che apre il sistema a notevoli prospettive e dovremo essere bravi a coglierle, cercando di trovare le soluzioni per fare in modo che le persone rimangano protagoniste e soggetti principali. Penso per esempio ai progetti di inclusione che la riforma consentirà di sviluppare. Da un lato spariranno gli organismi associativi non lucrativi come è oggi Anffas, che hanno reso il sistema italiano tra i più avanzati al mondo. Bisognerà cambiare pelle, trasformarci in fondazioni o imprese sociali o in altre tipologie organizzative previste dalla norma, tutti rientreranno nella dicitura ETS, enti di terzo settore. Rimanere fuori sarà un rischio. La professionalizzazione nel nuovo Welfare non ammetterà più deroghe, senza squadre tecniche di alto livello non sarà possibile muoversi. Chi saprà produrre progetti significativamente rilevanti potrà contrattare in modo diretto con la pubblica amministrazione, sarà possibile nuovamente per taluna tipologia di enti avere in concessione immobili quasi a costo zero per trenta anni".
"Molto prima di tante aree di influenza in
Italia - continua il Dg Anffas Ostia -, gli enti del terzo settore dovranno
tutti obbligatoriamente pubblicare bilanci e dichiarare gli stipendi dei
lavoratori. Ci sarà un bilanciamento dei salari tra le cariche più alte e
quelle dei lavoratori meno retribuiti che non dovrà superare il massimale di
uno a otto. Sostanzialmente si parla di un settore che ormai farà gestione a
tutto tondo, senza sostanziali differenze tra prestazioni gratuite e non, come
per chi opererà nel settore sociosanitario. Con questa disciplina si
modificheranno diversi aspetti, per Anffas la sfida è lasciare le Persone al
centro del progetto, garantire democraticità, che purtroppo soltanto nella
forma associativa era cosa certa. Anffas oggi indirizza 170 enti e oltre 35mila
famiglie di persone con disabilità. Dovremo tirare fuori il meglio da questa riforma
per i nostri ragazzi, l'obiettivo rimane una: libertà, autorappresentanza e
autodeterminazione delle Persone con disabilità e al contempo guardare altri
settori ormai fondamentali, come i servizi agli anziani.
"Sapremo farci trovare
pronti - conclude il direttore Stefano Galloni -. L'immenso lavoro fatto in questi dieci anni, culminato con la delibera
del Commissario Roma 3 di aumento di budget definitivo, che ha permesso di
stabilizzare il Progetto autismo e di dare risposte ad oltre 70 bimbi anche con
altre disabilità, è stato un fattore fondamentale di come Associazioni, Asl e
Regione sappiano fare efficienza quando collaborano con best practice e buone
prassi. Il futuro è ora, recriminare non ha senso ma dobbiamo rimboccarci le
maniche e far funzionare un sistema che per anni è stato uno delle spine
dorsali del welfare italiano, contrastando politiche distorsive dei principi
della riforma”.
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