Niente
più soldi pubblici a cooperative e associazioni che finanziano la politica. Lo
ha deciso il consiglio regionale del Lazio approvando all'unanimità la proposta
di legge “Disposizioni a tutela della legalità e della trasparenza nella
Regione Lazio” che ha portato la firma anche dell’assessore alla legalità
Concettina Ciminiello.
Assessore Ciminiello, questa norma come può sconfiggere l’illegalità?
Il
nuovo pacchetto di misure approvate dal Consiglio regionale per la tutela della
legalità e della trasparenza, sono un cambiamento epocale per la nostra
Regione. Abbiamo stabilito infatti nuovi obblighi e vincoli per tutte quelle
società, cooperative, associazioni e fondazioni che finanziano la politica
regionale. Da oggi chi sottoscrive più di 5000 euro per un candidato presidente
o consigliere sa che non potrà, per tutta la durata della legislatura,
partecipare a bandi
e gare regionali. Una trasformazione radicale basata su un principio, per questi tempi rivoluzionario, in base al quale si sostengono le idee e i valori e non i propri interessi personali. A questo si deve aggiungere l’istituzione dell'anagrafe degli eletti e dei nominati che porta il Lazio a un livello di trasparenza, democrazia e partecipazione mai raggiunto prima. Modifiche che stravolgono la filosofia della pubblica amministrazione così come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
e gare regionali. Una trasformazione radicale basata su un principio, per questi tempi rivoluzionario, in base al quale si sostengono le idee e i valori e non i propri interessi personali. A questo si deve aggiungere l’istituzione dell'anagrafe degli eletti e dei nominati che porta il Lazio a un livello di trasparenza, democrazia e partecipazione mai raggiunto prima. Modifiche che stravolgono la filosofia della pubblica amministrazione così come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
Lei ha anche proposto la creazione di una Commissione speciale sulle infiltrazioni mafiose. Quale vantaggi auspica possa dare concretamente?
L'istituzione
della Commissione speciale sulle infiltrazioni della criminalità organizzata
nel territorio regionale non è un fatto scontato, ma un fortissimo segnale alle
mafie che operano nel Lazio. Un messaggio forte e chiaro: qui non c’è più
spazio per il malaffare. La commissione, infatti, ha il compito di analizzare
il livello della diffusione e della penetrazione della criminalità organizzata
nel nostro territorio, e di monitorare le possibili infiltrazioni nell'attività
dell'amministrazione regionale e degli enti sottoposti al suo controllo.
Inoltre, viene prevista la presenza organica del Dipartimento investigativo
antimafia nell'Osservatorio regionale e l'allargamento a un membro della
Direzione distrettuale antimafia. Fatti che rendono l’Osservatorio per la legalità
e la sicurezza sempre più efficiente e autorevole.
Il
Lazio ha già messo in campo molti provvedimenti che fanno della nostra Regione un’istituzione
all'avanguardia per affermare la cultura della legalità in ogni spazio della
pubblica amministrazione. In particolare voglio ricordare il protocollo siglato
con l'Autorità Anticorruzione, primo esempio in Italia per creare una sinergia
importante per controllare e commentare in via preventiva tutte le gare bandite
dalla Centrale Acquisti della Regione che oggi è una dei 35 soggetti
aggregatori sul territorio nazionale.
Tante
cooperative sono finite nell’inchiesta di Mafia Capitale: quale sarà il loro
destino se questo progetto di riforma e lotta all’illegalità andrà avanti?
Come
ho già detto nel Lazio di Nicola Zingaretti non c’è più spazio per la mafia.
Nella nostra Regione non esistono più le condizioni per questi criminali di
avvantaggiarsi della cosa pubblica. Non lo dico io ma lo dicono i fatti: in due
anni e mezzo di presidenza Zingaretti con oltre 4 miliardi di bandi assegnati,
le cooperative legate a Mafia capitale non hanno preso un centesimo.
Colgo
l’occasione per rinnovare la gratitudine a tutte le Forze dell’ordine e alla
magistratura per l’ottimo lavoro che svolgono. Sono loro, che hanno tutta la
nostra fiducia, a punire i “cattivi” e lo fanno sempre in modo esemplare. Per
quanto ci riguarda abbiamo creato l'albo delle lobby, i cosiddetti portatori di
interesse, al fine di garantire la massima trasparenza dei processi decisionali
regionali e favorire partecipazione democratica. Offrendo a questi soggetti la prerogativa
di presentare al decisore regionale proposte, richieste, suggerimenti, studi,
ricerche, analisi e qualsiasi altra iniziativa o comunicazione per perseguire
interessi collettivi. E così con una nuova forma di darwinismo sociale, chi
opera nell’oscurità viene tenuto fuori dalla vita pubblica, permettendo agli
onesti di offrire il proprio contributo alla società.
Qualche
settimana fa il procuratore generale Pignatone ha evidenziato come il sistema
cooperativo implicato in Mafia Capitale sia egemone, portando l’attenzione su
quanto in realtà il sistema cooperativo spesso, a prescindere da comportamenti
virtuosi o meno, somigli piuttosto a un sistema di impresa lucrativo. Ritiene
opportuno che il Lazio debba dotarsi di una legge regionale che metta degli
specifici paletti al sistema cooperativo per consentire a chi ne è fuori di
poter operare in un sistema realmente concorrenziale e soprattutto non
lucrativo di utilità sociale?
Il
problema non sono le cooperative in quanto tali, che per altro offrono spesso contributi
importanti e necessari alla società, ma l’illecito, la corruzione e il
malaffare. La nostra Regione per contrastare la criminalità e per diffondere
una cultura della legalità e della sicurezza si è già dotata di diversi
dispositivi. Ne sono un esempio la nuova legge recante "Disposizioni a tutela della legalità e della trasparenza nella
Regione Lazio", il protocollo con Anac, o il nuovo piano per il “Patto
per Roma Sicura”, per migliorare la sicurezza dei cittadini con una serie di
interventi e investimenti: dalle sale operative all’acquisto di attrezzature
informatiche, fino al potenziamento del parco auto: 2,4 milioni di euro che
rischiavano di andare persi e che sono state recuperate grazie al lavoro
portato avanti in collaborazione con la Prefettura di Roma.
La
Regione Lazio, proprio sotto la giunta Zingaretti, ha dato un segnale forte di
lotta e contrasto alle mafie destinando, attraverso bandi pubblici, diversi
stabili della criminalità organizzate ad associazioni. La struttura di via
Maccari a San Giorgio ad Acilia affidata ad Anffas Ostia, completamente
ristrutturata e restituita alla legalità e alla città (la prima e l’unica nel X
Municipio), ne è un esempio. È quello delle strutture confiscate alla mafia uno
dei migliori percorsi per vincere questa battaglia di legalità?
La
Regione Lazio ha firmato il 10 Marzo 2014, il Protocollo di Intesa per l’uso
sociale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, promosso con il
contributo fondamentale del Presidente della Terza Sezione Penale del Tribunale
di Roma Guglielmo Muntori. Quello della Regione Lazio sta portando avanti è un
attacco chiaro e deciso alle organizzazioni mafiose. Per ottenere il risultato
che vogliamo e incidere concretamente nei confronti della criminalità
organizzata dobbiamo colpire direttamente la capacità di delinquere delle
organizzazioni criminali stesse. La gestione dei beni confiscati sotto questo
aspetto diventa una delle armi più forti a nostra disposizione per contrastare
le attività delle cosche mafiose. Nel Lazio questo tema è particolarmente
rilevante perché la nostra Regione vede la presenza fino a primo semestre 2013
di ben 672 beni confiscati e le recenti dichiarazioni del Procuratore della
Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone parlano di un aumento dell’800% dei beni
sequestrati nel Lazio.
Proprio
la struttura di via Maccari, come raccontano le cronache nazionali legate a
Mafia Capitale, era entrata nelle mire del sistema che ha provato a
estromettere Anffas Ostia. Come si fa a tutelare queste associazioni?
Assegnare
i beni sequestrati alle mafie, restituendoli ai cittadini del Lazio, non è soltanto
un atto dal grande valore simbolico, ma è soprattutto un`azione concreta nella
lotta alla criminalità organizzata. Spesso il percorso che porta al riutilizzo
sociale dei beni confiscati si deve confrontare con le difficoltà di sostenere le
spese di ristrutturazione, e quindi aiuteremo le associazioni e le
organizzazioni di volontariato e le comunità giovanili, con interventi di
riqualificazione di questi immobili. Un gesto importante per restituire alla
popolazione la fiducia nelle istituzioni e nella vita democratica delle nostre
comunità Siamo consapevoli degli ostacoli che abbiamo davanti, ma il nostro
impegno sarà costante, convinti che quella della legalità, sia l’unica strada
da percorrere.
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